Δευτέρα 27 Μαΐου 2013

Il diritto alla casa negato ai rom


 
Una famiglia rom nel campo di via Alessandro Marchetti a Roma. (Christophe Simon, Afp)
A Roma ai cittadini di origine rom è negato l’accesso alle case popolari, denuncia il Guardian.
Nonostante vivano in campi attrezzati nella periferia della città, lontani dai servizi come scuole e ospedali, l’amministrazione di Roma ha creato un sistema di regole che vietano ai rom, anche se molti di loro sono nati in Italia, di presentare domanda per ottenere una casa popolare. Secondo molte associazioni per i diritti umani si tratta di “una mossa politica con l’intento di discriminare la popolazione rom”. Costanza Hermanin, della Open society foundation, ha dichiarato che “le autorità in Italia semplicemente non considerano i rom esseri umani. Il nuovo piano regolatore della città è discriminatorio e controproduttivo, perché ne impedisce l’integrazione nella società”.
Nel bando per l’assegnazione delle case popolari pubblicato a dicembre, le famiglie che risiedono nei campi avevano diritto a presentare domanda. Si dava infatti priorità “alle famiglie che si trovano nelle situazioni di maggior vulnerabilità, ovvero di grave disagio abitativo”.
Qualche settimana dopo, il bando è stato modificato con un’esclusione specifica per le quattromila persone dei campi nomadi, dal momento che “i richiedenti devono risultare ospitati in ricoveri temporanei, ossia strutture dedicate all’accoglienza di persone senzatetto, senza casa o senza fissa dimora”, mentre i campi sono strutture permanenti. La precisazione è stata pubblicata il 18 gennaio e condivisa in una nota stampa dall’assessore alle politiche del patrimonio e della casa di Roma, Lucia Funari. Con queste regole, a chiunque viva in un “campo” è negata una sistemazione permanente.
Il trattamento riservato alle minoranze nomadi in Italia è costantemente criticato dalle associazioni per i diritti umani, scrive il Guardian.
Attualmente sono 10mila le persone di origine rom in Italia. Nel 2008 il governo di Silvio Berlusconi ha concesso a ogni municipalità il potere di sorvegliare, registrare e deportare i rom. Esiste un database con le impronte digitali dei cittadini di origine rom e chi vive nei campi non deve avere precedenti penali. “Non stiamo dicendo che dovrebbe esserci un trattamento preferenziale per le famiglie rom, ma almeno dovrebbero essere trattate come le altre nell’accesso alla casa”, ha affermato Elisa De Pieri di Amnesty International.

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